di Marilisa Dolci

Quest’anno, l’iniziativa della Global Coalition for Language Rights, #GLAD25: Building Spaces that Honor Language Rights, mira a riflettere sul linguaggio come strumento in grado di abbattere barriere e dare accesso ad opportunità, ma anche di escludere e marginalizzare.
#GLAD25 si pone l’obiettivo di creare realtà che valorizzino, proteggano e sostengano i diritti linguistici, nonché di sensibilizzare sul ruolo fondamentale del linguaggio nello sviluppo di pratiche eque e inclusive.
In qualità di interpreti, sappiamo che il nostro lavoro non si limita a trasmettere parole da una lingua all’altra, ma ci districhiamo tra differenze culturali e identitarie, dinamiche di potere e sfumature linguistiche che possono rafforzare le pratiche di esclusione o metterle in discussione. Per questo motivo, partecipando a #GLAD25 vorrei avviare una conversazione su un argomento che sto attualmente esplorando, nel contesto della mia tesi di laurea magistrale, e che ritengo sia un aspetto importante della professione, ma poco affrontato: la sensibilità di genere nell’ambito dell’interpretazione.
Perché è rilevante
La Routledge Encyclopedia of Interpreting Studies sottolinea la necessità, in un contesto interpretativo, di gestire il modo in cui il genere è espresso in diversi sistemi linguistici. Se le parole con marcatura di genere sono facilmente evitabili in una lingua, in un’altra possono essere molto frequenti e rendere complesso trovare delle alternative adeguate. Ma come sappiamo, il concetto di genere al giorno d’oggi è molto più sfaccettato e va ben oltre le categorie binarie.
Come affermato dalle Nazioni Unite, le figure professionali devono mantenersi aggiornate sui cambiamenti linguistici, ma ciò potrebbe presentare difficoltà che richiedono sensibilità e consapevolezza, e che possono fare la differenza nel fare sentire le persone rispettate e rappresentate. Ecco alcuni esempi:
linguaggio e pronomi marcati: in molte lingue, sostantivi e pronomi hanno una marcatura di genere, il che può portare ad escludere e rappresentare erroneamente soprattutto le persone con identità di genere non binaria;
pregiudizi nell’interpretazione che, consciamente o inconsciamente, possono influire sulla resa;
contesto e sensibilità culturali: le norme e le aspettative rispetto al genere variano da una cultura all’altra, e ciò può influenzare sia la lingua di partenza sia di arrivo in un contesto interpretativo.
Una nota sull’interpretazione di conferenza
Interpretare è un’attività impegnativa che richiede uno sforzo cognitivo notevole, e integrare una prospettiva di genere senz’altro significa aggiunge un ulteriore livello di difficoltà. La letteratura sul genere negli studi di interpretazione è ancora piuttosto scarsa, ma le ricerche condotte fino ad ora dimostrano che è possibile adottare un approccio sensibile rispetto al genere acquisendo dimestichezza con questo argomento, nonché grazie alla formazione e alla pratica.
Si potrebbe pensare che integrare una prospettiva di genere sia particolarmente rilevante nell’ambito dell’interpretazione per i servizi pubblici, contesto in cui il coinvolgimento e la visibilità dell’interprete sono maggiori rispetto all’interpretazione di conferenza. Ma se ci trovassimo a interpretare il discorso di una persona non binaria a una conferenza? Se tra il pubblico vi fossero individui che non si riconoscono nel sistema binario di genere? E se la nostra clientela fosse particolarmente attenta alle tematiche della diversità, equità e inclusione?
Poiché superare la distinzione binaria di genere dal punto di vista linguistico è diventata una questione ampiamente discussa (Sulis e Gheno, 2022), tali domande meritano di essere affrontate nel contesto dell’interpretazione. Spero vivamente che questa iniziativa offra l’opportunità di condividere opinioni, esperienze e buone pratiche, in modo da contribuire a un movimento più ampio che mira a far sì che il linguaggio sia equo e rappresentativo di tutte le identità di genere.
Quali difficoltà hai affrontato nel fornire un’interpretazione sensibile rispetto al genere? Quali strategie e buone pratiche sono state di aiuto?
Credi che sarebbe utile avere maggiori opportunità di formazione o di discutere dell’argomento?
Credi che questa tematica non sia rilevante, o che siano presenti degli ostacoli che impediscono di adottare una prospettiva di genere nell’interpretazione?
In che modo si può favorire una collaborazione a livello professionale per contribuire a incentivare pratiche linguistiche eque e inclusive?
Riferimenti bibliografici e risorse
Singy, P. and Guex, P. (2015) ‘Gender’, in F. Pöchhacker (ed.) Routledge Encyclopedia of Interpreting Studies. New York: Routledge, pp. 169-170.
United Nations (no date) Interpretation Service. Available at: https://www.un.org/dgacm/en/content/interpretation-service
Sulis, G. and Gheno, V. (2022) ‘The Debate on Language and Gender in Italy, from the Visibility of Women to Inclusive Language (1980s–2020s)’, The Italianist, 42(1), pp. 153-183. Available at: https://doi.org/10.1080/02614340.2022.2125707
Susam-Saraeva, Ş., Acosta Vicente, C., Carvalho Fonseca, L., García-Caro, O., Martínez-Pagán, B., Montero, F. and Yañez, G. (2023) ‘Roundtable: feminist interpreting (studies) – the story so far’, Translation Studies, 16(1), pp. 134-159. Available at: https://doi.org/10.1080/14781700.2022.2147989

Marilisa Dolci è una traduttrice e studentessa di interpretazione di conferenza interessata alla parità di genere, ai diritti umani e alla giustizia linguistica. Oltre ad avere esperienza nella traduzione per organizzazioni che si occupano di giustizia sociale, Marilisa sta attualmente conducendo una ricerca sul linguaggio neutro rispetto al genere nell’interpretazione per la sua tesi di laurea magistrale. Crede fermamente che la professione svolga un ruolo fondamentale nel plasmare spazi equi e inclusivi attraverso il linguaggio. Pertanto, mediante la sua iniziativa per #GLAD25, Marilisa mira a favorire un dialogo all’interno della comunità professionale, incoraggiando a riflettere, condividere esperienze e sviluppare buone pratiche per una comunicazione inclusiva rispetto al genere.
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